Sono in molti ormai a sostenere che non vi sia altra strada se non quella di concepire l’agricoltura in forma sostenibile. Non una scelta etica ma una necessità vera e propria data dal fatto che se ad oggi si stima che il 60% della popolazione mondiale dipenda dall’agricoltura per sopravvivere, si prevede che entro il 2050 la crescita della domanda di prodotti agricoli incrementerà, di pari passo con l’aumento della popolazione, del 50%. Ciò significa che sarà sempre più necessario adottare un sistema che garantisca il rispetto della terra e delle risorse naturali utili al sostentamento e al benessere. La risposta sta quindi in una strada che Covalm sta percorrendo da tempo ad iniziare dalla filiera del biologico alla quale hanno aderito ormai molti nostri consorziati.

Parola d’ordine è il rispetto sia per i processi naturali che preservano la “risorsa ambiente”, contrapposti quindi all’agricoltura intensiva, sia per chi ogni giorno lavora la terra garantendo dunque un equo reddito, la tutela della sua salute, la sua soddisfazione.

Un’agricoltura sostenibile è quella cioè lontana da pratiche dannose per il suolo e dall’uso e l’abuso di sostanze chimiche. È quella che opera per ridurre al minimo lo spreco d’acqua utilizzando sistemi di irrigazione ottimizzati; è quella che punta alla rotazione delle colture e a conservare così la fertilità del terreno analizzandolo nel tempo col fine ultimo di ridurre al minimo l’utilizzo di fertilizzanti.